Forse la più famosa canzone di Lucio Dalla, che di capolavori non ne ha scritto certo solo uno.
Una canzone che parla d’amore in tutte le sue forme: l’amore passionale, rubato, interrotto.
L’amore materno, amore senza limiti e che non sente il sacrificio.
Incisa nel 1971 e presentata al festival di Sanremo, si qualificò solamente terza.
A cinquanta anni dalla pubblicazione e a nove dalla morte di Lucio Dalla non possiamo che ricordare questo grandissimo autore e questo brano unico, rivoluzionario.
Dice che era un bell’uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un’altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L’ora più dolce prima d’essere ammazzatoCosì lei restò sola nella stanza,
La stanza sul porto
Con l’unico vestito, ogni giorno più corto
E benché non sapesse il nome
E neppure il paese
M’aspettò come un dono d’amore
Fino dal primo meseCompiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciareE forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addossoE ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù BambinoE ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù BambinoE ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
Lucio Dalla
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