Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma…
Ripenso al tuo sorriso, ed è per me come acqua pura scorta
per caso tra le pietre di un greto, come un modesto
specchio d’acqua dove notare un’edera e le sue fioriture;
e sopra tutto, l’abbraccio di un cielo nitido..
Questo è il mio ricordo; non saprei dire, o amico lontano,
se dal tuo sguardo filtra uno spirito libero e ingenuo
oppure se tu sei tra gli esuli che il male del mondo tormenta
e che si portano dietro la loro sofferenza come un talismano.
Questo tuttavia posso dirti, che il pensiero del tuo volto,
sommerge i miei tormenti capricciosi con un’ondata di calma,
e il tuo viso si insinua nella mia spenta memoria,
puro come la cima di una giovane palma…
Eugenio Montale
Scritta orientativamente nel 1923, Montale dedica questa poesia a Boris Kniaseff, ballerino e pedagogo russo, incontrato a casa di amici comuni. il cui ricordo lo rende finalmente sereno.
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