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Un troupe cinematografica parte per girare un film e scopre che l’isola presso la quale sono approdati è la casa di King Kong, un gigantesco gorilla.
Il gorilla si innamora della bionda attrice e per proteggerla distrugge quasi tutta la fauna dell’isola.
Viene catturato e portato a New York, dove riesce a liberarsi, rintracciare la ragazza e rapirla nuovamente. Morirà trafitto dalle mitragliatrice dei biplani in cime all’Empire State Building.
Recensione
King Kong viene definito come uno dei paradigmi di base del linguaggio cinematografico, ovvero costituisce un modello per molti, se non tutti i film che sono stati girati successivamente.
C’è la bella donna da salvare, l’antagonista, uomo o animale, che completamente cattivo non è dato che è in grado di riconoscere la bellezza, attribuire ad essa un valore ed amarla per quello che sno le sue possibilità, c’è l’eroe che salva la donzella e se la sposa, c’è la forza dell’innovazione che è in grado di domare la natura, c’è la consapevolezza finale (negli occhi dello spettatore) che forse Kong non era il male assoluto e che l’arrivo nell’isola per girare un film è statp come il battito di ali di farfalla che ha creato un uragano.
Per l’epoca decisamente avveniristico e visionario.
La biondissima attrice dichiarò alla premiere del film che quando il regista le volle parlare per presentarle il progetto le disse: che
come protagonista maschile del film avrei avuto l’attore più alto e più scuro che ci fosse mai stato ad Hollywood, pensai che si riferisse a Cary Grant… Ma poi cominciò a illustrarmi l’idea di King Kong.
Assolutamente da vedere.
Oggi gli effetti speciali sono una cosa tutta diversa, ciononostante King Kong è cult.
Da vedere se si ama il cinema.
Da 1 a 10?
7
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