La Tempesta Perfetta è un tratto da un libro che a sua volta racconta una storia vera di un peschereccio, Andrea Gail, con il suo equipaggio andato disperso durante la tempesta perfetta formatasi nell’Oceano Atlantico del Nord e che ha colpito gli Stati Uniti d’America nord-orientali, la Regione atlantica centrale e il Canada Orientale.
Questa tempesta nacque dall’unione di un ciclone extratropicale che al suo interno catturò un uragano (l’uragano Grace), è passata alla storia come la tempesta senza nome e ancora oggi ancora riesce a far accapponare la pelle ai marinai più esperti (13 vittime e 200 milioni di dollari di danni).
Recensione
Che stai facendo, inverti la rotta, ti stai cacciando dritto in bocca a quella mostruosità!
Urla la Mastrantonio per radio a Clooney, che non la può (o non la vuole) sentire perché quella mostruosità aveva già iniziato ad imperversare, danneggiando come prima cosa l’antenna radio della Andrea Gail. Ed é solo l’inizio.
Dell’Andrea Gail, per mare in quei giorni, proprio in quella porzione di mare dove imperversava la tempesta, furono perse le tracce.
Fu ritrovato il 5 Novembre spiaggiato su Sable Island. Tutto l’equipaggio disperso in mare.
Il film è tanto bello quanto tragico. Il mare trascina nelle sue oscurità molte vite umane,
Il dolore delle perdite non viene alleggerito dalla scena finale che vede la Mastrantonio al timone della sua barca navigare in un mare finalmente calmo con le parole di Clooney di sottofondo:
“Si dirada la nebbia, molli gli ormeggi, ti distacchi, percorri il South Channel, superi Rocky Neck, Tempound Island, passi Niles Pond dove pattinavo da bambino, dai fiato al corno da nebbia e mandi un saluto al figlio del guardiano del faro di Tatcher Island, poi compaiono gli uccelli, i mugnaiacci, le anatre spose, i gabbiani reali. Il sole ti scalda, viri a nord, ti metti 12 nodi… sei a pieni giri. Gli uomini sono indaffarati, tu sei al timone e hai il comando di una magnifica barca da spada. C’è qualcosa di meglio al mondo?”
La risposta è sì, qualcosa di meglio c’è ed è la capacità di capire i propri limiti e saperli accettare, la capacità di essere umile di fronte alla vita (successi e fallimenti che siano), umile di fronte al proprio equipaggio, al proprio armatore e nei confronti della comunità e perché no, di una donna, la Mastrantonio che vuole amare Clooney e lui non vuole nemmeno provarci.
Clooney contro tutti per affermare di essere il migliore e per la sua voglia di riscattarsi si spinge oltre, troppo, e la natura non lo perdona.
Ma è veramente George Clooney, il capitano della Andrea Gail il protagonista del film?
Clooney è uno dei protagonisti, ma non l’unico.
L’altro vero protagonista è il mare che c’era prima di Clooney e ci sarà dopo e sempre. Il mare blu, profondo, calmo, in burrasca, mare dal quale siamo venuti e che dove, in un certo modo ritorneremo tutti.
Clooney è un novello Icaro e il mare è per lui quello che il sole era per Icaro: entrambi volano troppo in alto e entrambi cadono in mare. I corpi di entrambi non vengono mai ritrovati (solo Ovidio scrive una versione diversa del mito di Icaro, dove Dedalo, il padre, riesce a recuperare il corpo del figlio morto).
Parlando di Clooney, Icaro e mare, non posso non postare l‘Icaro di Mattisse, che vola senza ali un un cielo blu, con una mano distesa a toccare le stelle oppure a cercare aiuto? E poi c’è un cuore, piccolo rosso, pulsante al centro del petto.
“Un moment si libres. Ne devrait on pas faire au complir un grand voyage en avion aux jeunes gens ayant terminé leurs etudes.”
Un momento così libero. Non si dovrebbe far fare un lungo viaggio in aereo ai giovani che hanno terminato gli studi.
Cosa vuol dire? Icaro è libero, afferma se stesso contro la natura e la logica del padre e muore, perché è nella sua natura essere come è e non può farne a meno.
Forse è proprio questo che mi piace del film. Il confronto forse impari fra il mare e Clooney.
Clooney decide, sbaglia, condanna se stesso e il suo equipaggio e nel momento vede una via di fuga nello scafo della Andrea Gail che viene inghiottita nelle profondità del mare, decide di pagare per i suoi errori e affondare con la sua barca e i suoi uomini.
Clooney è un uomo che sta percorrendo un viaggio nella ricerca di se stesso e per la sua consacrazione personale (sa di essere bravo e vuole dimostrarlo a tutti).
Dall’altra parte c’è il mare, generoso, implacabile, metafora delle nostre piccole vite. Il mare che può essere in tempesta o piatto come una tavola come viene raffigurato alla fine del fim.
Nella realtà la furia del mare non è meno spaventosa di quella raffigurata nel film solo che le scene in mare aperto nel film sono state girate in una enorme vasca d’acqua a Burbank (California) e poi rese ancora più verosimili attraverso il sapiente aiuto della computer grafica.
Le scene del film in cui si vede la furia degli elementi sono state realizzate utilizzando materiale realmente girato su vere tempeste ed uragani che si sono abbattuti nei pressi della costa est degli Stati Uniti. Una delle principali scene del film è stata realizzata utilizzando delle riprese che ritraevano i resti dell’uragano Grace tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 1991. Tre giorni di riprese esterne invece ebbero luogo ai margini dell’uragano Floyd (il terzo grande uragano nella stagione degli uragani atlantici 1999) per le prime parti della tempesta presente nel film.
Da 1 a 10?
8
Bella anche la citazione a un grande classico all’inizio della battuta di pesca, quando l’acqua e calma e i pescatori litigano.
E i Simpson?
Si può prendere in giro un filmone del genere? Eccome! I Simpson (grazie di esistere), lo fanno nella loro 18esima stagione, 10mo episodio.
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