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L’anime Cara Dolce Kyoko nasce dall’omonima serie a fumetti di Rumiko Takahashi. Una giovane vedova per sbarcare il lunario e superare il lutto diventa affittacamere.
La pensione nella quale si trasferisce ospita una mamma cicciotella con un bimbo a carico, una ragazza dai capelli rossi e dall’abbigliamento succinto, quando si ricorda di indossarlo, uno scroccone sempre vestito di nero che appare in scena quando meno uno se l’aspetta, e un bravo ragazzo, uno studente, quasi coetaneo della vedova. Al termine del primo episodio lo studente si innamora perdutamente della bella vedova.
In un freddo giorno invernale, il nostro nuovo amministratore che è una bellissima ragazza, si è trasferito alla Maison Ikkoku… si chiama Kyoko e ha scaldato il mio cuore
Occorreranno 8 anni, raccontati in 96 episodi per far riuscire lo studente a dichiararsi e impalmare la vedova. L’elogio della lentezza.
Recensione
La prima volta che provai a vedere Cara Dolce Kyoko, rinunciai. Era una follia. In ogni episodio accadeva poco o nulla. I protagonisti si guardavano, pensavano e non comunicavano. Lui si domandava cosa pensasse lei e viceversa. E se decidevano di parlarsi, cambiavano subito idea. Alla vedova ogni tanto scappava una lacrimuccia, allo studente una gaffe.
All’università, in uno di quei momenti di raro sconforto, con libri e libri da studiare ed un esame che si avvicinava pericolosamente, decisi di prendermi una pausa. Avevo due alternative altrettanto interessanti, una mi diceva di svuotare il frigo, l’altra di dare una sbirciatina a cosa trasmettessero in tv, Scelsi la tv e mi trovai davanti la giovane vedova con la scopella in mano intenta a spazzare l’androne della pensione.
Cara Dolce Kyoko è anche il cartone con meno polvere della storia della televisione. La protagonista spazza, piange e pensa. Che fare? Il frigo non era una soluzione. Ero già abbondantemente oltre il limite di chili accumulabili per esame, il libro che stavo studiando non era per me particolarmente attraente. Mi misi a vedere il cartone e… mi piacque. Ma come poteva essere possibile? Anni prima lo avevo evitato come la peste.
Anni prima, ero più giovane, il mondo mi correva veloce ed io insieme a lui. Sarà stata l’università con i suoi ritmi che mi accomunava al protagonista, saranno stati i palpiti del cuore dei protagonisti che facevano tanto déjà vu, ma alla fine non ho perso un episodio. Ho letto che l’autrice voleva scrivere una storia normale. Forse è stata questa la chiave del successo di Cara, Dolce Kyoko.
Una menzione speciale alle sigle. Tutte bellissime.
Una ultima curiosità: I nnomi dei protagoniti sono tutti collegati al numero della loro abitazione.
- 0 – Otonashi (La stanza dell’amministratore occupata da Kyoko non ha un numero)
- 1 – Ichinose
- 2 – Nikaido (solo nel manga)
- 3 – Mitsukoshi (solo in due episodi dell’anime)
- 4 – Yotsuya
- 5 – Godai
- 6 – Roppongi (Ro è una variazione di roku, 六, che significa sei)
Da 1 a 10?
8 e mezzo
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