Oggi intervisto Giancarlo Porcari, attore, principalmente di teatro, formatore aziendale, mattatore radiofonico e recentemente anche produttore teatrale del suo ultimo spettacolo, una commedia di Dario Fo e Franca Rame che ha da pochissimo debuttato con successo all’Orto Botanico di Roma.
Giancarlo, grazie per il tempo che ci dedichi. Dopo questi intemrinabili mesi di lockdown, quanto è stato bello tornare sul palcoscenico.
GP: È stato bello, è stato emozionante, avevo paura di tornare e allo stesso tempo ero desideroso. Pensavo di non essere più capace, di aver perso quella abitudine, quella sorta di palestra quotidiana.
Era un anno e mezzo ed è tantissimo. Un po’ come per un calciatore che rientra dopo un brutto infortunio. Ma alla fine dello spettacolo ho pianto, mi sono commosso insieme al pubblico ringraziandolo, perché poi loro sono la mia benzina.
L’attore per definizione è un camaleonete, sempre pronto ad interpretare i personaggi più diversi e farli propri. In quanti personaggi ti sei calato e a quale sei più legato e perché.
GP: Alla fine sono legato a tutti i personaggi che ho interpretato, perché gli ho voluto e gli voglio tutt’ora bene.
La mia crescita sia professionale che umana è anche grazie a loro. Ogni volta mi rendo conto che per quanto possa essere assurdo un personaggio, di quanto possa sembrare distante da me, in fondo c’è sempre molto di me.
Ed infine non ti nascondo quanto mi piace mettermi nei panni degli altri, capire, sentire i loro dolori, i piaceri, le assurdità, e quanto ogni volta devo imparare a scardinare dentro di me, senza vergogna, senza pudore, per riuscire ad entrare dentro la vita degli altri, per poi renderla naturale.
Beh, è proprio questo il vero fascino.
Oltre ad essere attore di teatro, ti sei lanciato nella produzione. Nel teatro è un passaggio obbligato, come per l’attore di cinema che inizia a diventare regista?
GP: Per come la vedo io non esistono passaggi obbligati, né per il cinema, né per il teatro. È sempre un bisogno che mi spinge a nuove esperienze.
Nel caso della produzione per quest’ultimo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, “coppia aperta quasi spalancata” siamo in due a produrre, io e Manuela Bisanti. Lei insieme a me è l’attrice protagonista, ed insieme abbiamo deciso di imbarcarci in questa fantastica avventura.
Devo ammettere che alla base c’è stata una sana incoscienza, inconsapevolezza di cosa andavamo incontro, delle difficoltà, della burocrazia, delle spese, delle paure… Ma il nostro bisogno condiviso era quello di creare e portare in scena qualcosa di nostro.
Ecco, l’esigenza era metterci in gioco, e metterci tanto amore, perché in questo mestiere c’è bisogno di amore per riuscire a creare.
Come hai scelto quale testo portare all’Orto Botanico e perché alla fine proprio Franca Rame e Dario Fo?
GP: Inizialmente con Manuela avevamo scelto un altro testo, che sono sicuro un giorno faremo, ma era troppo oneroso per le nostre tasche. Così un giorno Matteo Vacca, il regista dello spettacolo, ci propose di leggere la sceneggiatura di Dario Fo e Franca Rame.
Beh è stato amore a prima lettura. Quando siamo arrivati alla fine dell’ultima battuta, con gli occhi lucidi all’unisono, abbiamo detto: lo voglio fare. E poi l’altra cosa che ci faceva impazzire era che nonostante il testo sia di trent’anni fa, è di un’attualità sbalorditiva.
Un testo che affronta le tante difficoltà che ci sono in un rapporto di coppia, e soprattutto della rivalsa della donna all’interno della coppia, e poi tanti altri colpi di scena, e le tante risate che ci sono nonostante la drammaticità del tema.
Fai teatro, ma hai fatto anche cinema e televisione. Secondo te, quali sono le caratteristiche che un bravo attore di teatro deve avere e quali quelle per andare in video, grande o piccolo che sia.
GP: Il teatro ed il cinema, o la televisione, hanno due registri completamente diversi. Nel teatro bisogna calcare le espressioni, portare la voce, avere la presenza scenica per riuscire a regalare anche allo spettatore dell’ultima fila ogni emozione.
Mentre per il cinema o la televisione, si lavora con gli occhi. È la macchina da presa che ti cattura, ti entra dentro e te ne devi innamorare, non devi esagerare nulla, devi solo essere vero, e vi assicuro che per entrambi i casi è difficile, ma allo stesso tempo è un amore di lavoro.
Oggi per diventare attore aiuta moltissimo fare un reality. Partendo dal presupposto che un attore si cala in tutto ed in tutti, intepreteresti te stesso all’interno di un set (che sia un’isola o una casa)? Il copione lo scriveresti tu.
GP: Ad ora ti direi che non parteciperei ad un reality, perché non ne sento il bisogno. Non mi appartiene stare in una casa o su un’isola cercando escamotage o strategie per far uscire gli altri.
Insomma vita mia morte tua non è per me. Preferisco il lavoro di squadra, la ricerca del personaggio, il voler raccontare una storia condita e farcita di emozioni.
Sei il mattatore di una trasmissione radiofonica di successo, Il Frullattore, che tieni insieme al tuo amico, oso dire del cuore, Gianni Aureli. Un attore e un regista che intervistano altri professionisti del settore alla radio, intrattenendo, divertendo, e perché no, anche educando nel momento in cui ogni volta parlate di qualcosa di tecnico e specifico de vostro lavoro. Che sia metaradio?
GP: Ecco l’idea di fare un podcast è venuta durante il lockdown, eravamo entrambi in down per il periodo, così mi propose di fare qualcosa. Parlando insieme siamo arrivati all’idea di mettere a confronto un regista, Gianni Aureli, ed un attore, io. Soprattutto per capire i due punti di vista, come vivono in maniera differente le prove, i provini, gli spettacoli, il set e quant’altro, le due figure.
Quindi per bisogno, per la voglia di fare, per gioco siamo partiti, ed ora siamo alla nostra seconda edizione del “Il Frullattore”. Ed in questa seconda edizione, abbiamo deciso di coinvolgere un ospite per ogni puntata, e soprattutto coinvolgere, le diverse maestranze del mondo del cinema e del teatro, per far conoscere l’importanza di ogni professione, di quanti ingranaggi e figure lavorano in questo meraviglioso mondo.
Tutte figure fondamentali. Ed infine si, Gianni è un fratello, oltre che un grande regista.
In autunno, turnè, oppure con questa variante Delta è troppo presto per fare previsioni?
GP: La tournée ci piacerebbe tanto poterla far partire, ma questo è un altro ingranaggio che ci manca, cioè un distributore. Anzi, ne approfitto per chiedere se qualche distributore fosse interessato, noi con grande piacere saremo disposti a fare nascere una collaborazione. Al momento tramite le nostre conoscenze stiamo cercando di chiudere qualche data, ed un teatro romano in primavera.
Ma mi rendo conto che la distribuzione è un lavoro, è una professione, che purtroppo non mi appartiene. Perciò a fatica andiamo a bussare nella speranza di trovare qualcuno che sposi il nostro progetto, per poterlo portare in più teatri possibile.
Sono abitudinaria e termino tutte le mie interviste chiedendo a te una domanda alla quale ti piacerebbe rispondere e che non ti ho fatto?
GP: Quanto amo il mio lavoro?
Lo amo da impazzire, perché stare su un palco, davanti ad una macchina da presa, studiare il copione, studiare il personaggio, scavare dentro di me, innervosirmi, discutere con i colleghi attori, confrontarsi con i registi, riiniziare ogni volta da zero, mettersi in gioco… sono i dolori più belli e lievi che desidero ogni volta provare, e poi, amo regalare emozioni, e storie.
Grazie mille Giancarlo e se anche tu adesso vuoi andare a vedere Giancarlo Porcari a teatro o frequantare un suo corso di formazione, oppure sentirlo alla radio, contattalo qui.
Giancarlo Porcari (1973) dopo il diploma svolge tanti lavori: muratore, imbianchino, idraulico, barista, cameriere,
commesso, operaio, agente di commercio e infine, responsabile di produzione e responsabile delle risorse umane.
Nel 2001 frequenta 2 corsi di teatro, alle quali seguono laboratori, stage, spettacoli e capisce che quello che vuol fare da grande è l’attore.
Nel 2004 fonda l’Orchestra Teatralica, con cui produce e
crea spettacoli Teatrali e di Teatro di Strada.
Alla carriera di attore, associa quella di docente teatrale.
Al suo attivo più di 100 diversi spettacoli.
Nel 2011 riceve il premio come miglior attore protagonista, nella XI edizione della rassegna “schegge d’autore” presso il Teatro Tor di Nona.
Tutte queste esperienze si rivelano determinanti per lo stile recitativo di
Giancarlo, in cui la componente fisica e l’elasticità corporea sono sicuramente caratteristiche importanti.
Padre di 3 figli, si avvicina al teatro per ragazzi, sia come attore che come docente.
Vedi Giancarlo al cinema diretto da Massimiliano Bruno
Diretto da Gianni Aurelio
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