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Il Mestiere delle Armi è il mestiere di Giovanni dalle Bande Nere, che cerca in ogni modo di fermare i Lanzichenecchi che scendono per saccheggiare Roma. Siamo nel 1526.
Il coraggio di Giovanni e la strategia ilitare che adotta si domostrano vincenti, sino a quando ai lanzichenecchi arrivano armi da fuocoi Al rombo dei cannoni i Lanzichenecchi si apriranno la strada verso Roma e uccideranno molti loro nemici, il primo fra tutti Giovanni, che non sopravviverà all’amputazione della gamba.
Quanto è brutta la guerra, Guanto è triste la vita.
Anche la speranza di una vita normale, una vita di coppia felice fra Giovanni e la misteriosa nobildonna di Mantova rimane un sogno avvolto nella fitta nebbia. Come Nel Nome della Rosa, il nome della nobildonna non viene svelato. Sappiamo che non è la moglie.
Recensione
Il Mestiere delle Armi è un film cupo, grigio, lento. Raccontando gli episodi che precedono il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi e la morte per setticemia di Giovanni dalle Bande Nere non mi aspetto certo raggi di sole e cieli azzurri. Siamo anche nel 1526, in autunno inoltrato (Giovanni muore il 30 novembre ad appena 28 anni), non c’è energia elettrica, c’è tanta aria di guerra nella penisola e il nemico utilizza una nuova arma (le armi da fuoco, i falconetti).
Con la morte di Giovanni dalle Bande Nere muore un’epoca e ne nasce un’altra.
Chi fu il primo che inventò le spaventose armi? Da quel momento furono stragi, guerre… Si aprì la via più breve alla crudele morte. Tuttavia il misero non ne ha colpa! Siamo noi che usiamo malamente quel che egli ci diede per difenderci dalle feroci belve.
Tibullo (citazione di apertura del film)
Una rilettura di questo film e questa citazione alla luce di tutte le morti in guerra e non a causa delle armi da fuoco lo rende drammaticamente attuale.
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