Il Processo Creativo di Eva Inés Delgado

Il Processo Creativo di Eva Inés Delgado

Oggi incontro Eva Inés Delgado e con lei desidero analizzare le fasi del processo creativo dietro un grande romanzo rosa.

Inés, grazie per il tempo che ci dedichi. Oggi con te voglio parlare di come nasce un tuo libro, quali sono le scelte quando devi definire la direzione della trama, oppure il carattere dei personaggi, il loro vissuto, e anche decisioni apparentemente più semplici come la location, oppure quando capisci che devi mettere un punto e scrivere la parola fine.

Inizio a bruciapelo. l’incipit di ogni romanzo è sempre la parte più difficile. Ci sono incipit che non dimenticherò mai, da

Chiamatemi Ismaele

Moby Dick (Melville)

semplicemente fantastico a

È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di un ingente patrimonio debba essere in cerca di moglie.

Orgoglio e Pregiudizio (Jane Austen)

oppure al più tragico

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.

Anna Karenina (Lev Tolstoj)

Come nasce il tuo incipit? Sin dall’inizio oppure quando finisci il libro lo cambi? Cosa succede di solito?

EID: L’incipit nei miei libri si focalizza quasi sempre sul delineare il personaggio principale. Generalmente, i miei libri vedono i POV alternati fra personaggio maschile e femminile, ma per i due che ho pubblicato finora (Ice e 450 giorni) e per il terzo che pubblicherò (Resilience),il protagonista principale è il personaggio maschile, al quale ispiro anche il titolo. Nell’incipit, parlo in prima persona e dal suo punto di vista; e cerco di metterne in risalto da subito la personalità.In genere, non lo cambio quando finisco il libro.

Un buon incipit vale tanto quanto un buon finale: mantiene tutte le promesse che lo scrittore ha fatto al lettore. Fra i tuoi libri, secondo te, quale poteva avere un finale alternativo e perché?

EID: 450 Giorni è sicuramente una storia molto particolare, dove viene trattata la disabilità, e poteva concludersi con scenari di vario genere che avevo inizialmente preso in considerazione. Tuttavia, i finali che ho scelto per i miei libri sono quelli che confermerei perché, ragionando da lettrice compulsiva quale sono,erano gli epiloghi che avrei più apprezzato.

Parliamo dei personaggi, i tuoi personaggi. Tutti sembrano vivere di vita propria. Sono talmente pulsanti che li definirei tridimensionali e, aggiungo, sembrano stare quasi sacrificati in una pagina che sia cartacea o digitale, ha invece solo 2 dimensioni.

EID: Grazie mille. Sì, cerco di approfondire molto i personaggi e di dare voce ai loro pensieri, dedicando parte del testo agli eventi, parte ai dialoghi ma anche all’introspezione. Anche in questo caso, si tratta di una scelta operata ragionando da lettrice: ho sempre amato lo stile narrativo che comunica anche i pensieri e immerge nella mentalità del personaggio, nelle sue emozioni e in ciò che gli provoca dentro una situazione.

A chi ti ispiri per i tuoi personaggi femminili? Oppure è qualcosina di te che esce e prende vita, inizia a parlare e comportarsi come tu non faresti mai? Sono il tuo vero e proprio alter ego?

EID: Beh, a dire il vero no, non hanno niente a che vedere con me o con quello che farei io.Non sono ispirati a qualcuno in particolare, ma amo le donne forti, che reagiscono e sono combattive. Questo, ovviamente, deve essere basato su età e vissuto: Stephanie (personaggio femminile di Ice) non poteva avere il carattere di Pearl (protagonista femminile di 450 Giorni), dato che la prima ha diciotto anni, mentre la seconda trenta.La maturità, e dunque anche gli atteggiamenti, non potevano che essere differenti. Inoltre, a me piace variare, sia nei personaggi, che nella trama, che nello stile narrativo. Cerco di non ripetermi mai.

A quale tuo personaggio femminile sei maggiormente legata e perché?

EID: Amo tutti i miei personaggi profondamente e quindi non saprei proprio sceglierne uno. Sicuramente Pearl è una donna unica e divertente, ma adoro anche Stephanie per la sua dolcezza e il suo essere bambina.

L’uomo in un romanzo rosa è determinante. Facci sognare: i tuoi eroi sono frutto della tua fantasia e dei tuoi desideri, oppure sono nati da incontri veri. Oppure qualcuno di loro è stato un tuo alter ego?

EID: Ahimè, purtroppo sono frutto solo della mia fantasia. Magari avessi conosciuto Ice o lo Spilungone!

Il tuo personaggio maschile preferito?

EID: Come per i femminili, li amo profondamente tutti. Però, devo dire che il personaggio maschile del romanzo che uscirà fra poco (ovvero Nathan di ‘Resilience’) sarebbe proprio l’uomo che sposerei se avessi il piacere di incontrarlo.

La tua passione per lo sport invece? Sei così brava a descrivere ogni situazione. Come ti sei documentata? Hai avuto un coach?

EID: Per quanto riguarda Ice, sono sempre stata appassionata di arti marziali, più per la filosofia che vi è dietro che per lo sport in sé. Seguo da anni le MMA e la boxe e non ho avuto necessità di documentarmi per la stesura, perché avevo già diverse nozioni pregresse.
Per quanto riguarda 450 Giorni, ho fatto ricerche molto approfondite sulla Formula 1. In particolare, mi sono studiata il circuito di Monte Carlo per conoscere il percorso, i nomi delle curve e tutto ciò che potevo sfruttare per il romanzo. Nelle descrizioni credo mi aiuti il fatto di essere un’attenta osservatrice. La mia curiosità mi porta a guardare benissimo qualsiasi cosa,da una gara di Formula 1 ad un combattimento in gabbia. Quando scrivo, richiamo il ricordo e cerco di renderlo vivido nero su bianco.

Adesso la trama, forse doveva essere la prima domanda che ti dovevo fare: come ti viene l’idea?

EID: Non ho una modalità particolare e fissa in cui mi viene a mente la trama. Per 450 Giorni, mi sono immaginata la storia per caso. Ero in Svizzera – dove il romanzo è ambientato – e c’era una casa sperduta e molto curata.Pensai che fosse così magica che l’avrebbe notata anche una persona con una scarsa capacità visiva, perché l’amore dei proprietari inebriava l’aria. Così sono nati Morris e Pearl… mentre fantasticavo su quella abitazione fiabesca.Per Ice invece mi è venuto di getto, quando mi sono messa al PC e ho cominciato a scrivere senza essere capace di fermarmi.

Hai mai pensato di dare un sequel ad uno dei tuoi romanzi?

EID: No. Se nascono come autoconclusivi non torno mai su una storia. O nascono come serie, oppure lascio il romanzo singolo.

A che cosa stai lavorando in questo momento e se ci vuoi regalare in esclusiva una piccola anticipazione.

EID:

Sto lavorando a ‘Resilience’. Uscirà tra pochissimo e sarà la storia di Nathan e Lizzie, i due personaggi secondari del mio romanzo d’esordio, Ice appunto.

Ti saluto con la domanda con la quale chiudo tutte le mie interviste: qual è la domanda alla quale ti piacerebbe rispondere e che non ti ho fatto?

EID: ‘Qual è l’obiettivo che voglio raggiungere con un romanzo?’ Ti rispondo anche: Come ho fatto per Ice, che vede Derek riscattarsi da un passato burrascoso; come ho fatto con 450 Giorni, nel quale Morris riesce a uscire da un tunnel terribile; come farò con Resilience, presto scoprirete in che modo… Il mio obiettivo è sempre mandare un messaggio positivo. So che il genere che scrivo è finalizzato principalmente all’evasione, ma non mi piace scrivere storie fini a loro stesse. Cerco sempre di trasmettere un messaggio positivo e di dare un senso importante al romanzo.

Grazie mille Inés e non vedo l’ora di leggere il tuo prossimo romanzo.

Se ti ha appassionato questa intervista sul processo creativo, adesso leggi le nostre recensioni a Ice e 450 Giorni di Eva Inés Delgado.

Leggi i romanzi:

450 Giorni

Ice

In Fondo…

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