Albert Nobbs è un film che ricorda alla larga Quel Che Resta del Giorno (1993) senza però raggiungerne la magia. Narra le vicende di un domestico, Nobbs, che si finge da sempre uomo, pur essendo una donna. Nobbs è al servizio in un albergo di una ricca Signora e nessuno conosce il suo segreto.
La differenza fra i ricchi proprietaria e i poveri lavoratori è marcata, come pure quella fra le donne e gli uomini all’interno di ogni casta e l’unico potere che le donne hanno per riscattarsi è attraverso l’acquisizione del benessere economico. Albert Nobbs risparmia da 30 anni per conquistare la sua libertà. La conoscenza di un imbianchino, che come Nobbs, si finge uomo pur essendo donna, gli farà desiderare anche altro.
Recensione
Il problema di questo film nasce nel momento in cui Glenn Close inizia a corteggiare Mia Wasikowska e alla lotta di classe e alla denuncia sociale pesenti nella prima parte del film si aggiunge il triangolo amoroso. Se la Close fosse rimasta spettatore di un triangolo amoroso e non protagonista, forse la trama sarebbe stata più fluida e il film destinato ad avere un destino diverso. Bravissimi gli attori, condannati da una sceneggiatura che aspira ad essere potente, senza esserlo, e forse in questo ha peccato l’ambizione della Close.
Albert Nobbs è un film per il quale Glenn Close avrebbe meritato l’Oscar come attrice protagonista e che forse non lo ha vinto a causa della sua stessa sceneggiatura. Lo vince Meryl Streep per la sua Lady di Ferro. Ho visto entrambi i film, più volte. Difficile prendere una decisione. Magnifiche entrambe. Forse lo avrei assegnato alla Close per 2 semplici motivi:
- che la Streep ne aveva già 2 nel suo palmares (Kramer contro Kramer e La Scelta di Sophie e che anche nella sceneggiatura della Lady di Ferro avrei cambiato delle cose)
- la Close inseguiva questo ruolo da anni, avendolo già interpretato più volte a teatro e che ne voleva fare una versione cinematografica forse nella speranza di agguantare l’ambita statuetta.
Da 1 a 10?
7 (stesso identico voto che vedrai sulla mia recensione a The Iron Lady)
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